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MINERVA
romanzo di Filippo Agostini
ZONA
Contemporanea 2016
pp. 200 - EURO 18
ISBN 978 88 6438 615 7
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Al reparto maternità del policlinico fecero di tutto per incrementare il mio peso da scricciolo, fino al giorno in cui i miei mi portarono a casa su una Fiat 600 carta da zucchero con gli sportelli a vento. Nonostante abitassimo al Tufello, moderno e malinconico quartiere periferico, in via Tonale angolo via Capraia, nessun mariuolo avrebbe mai perso la reputazione per rubare una macchina come quella. Scendemmo davanti al portone accolti da una piccola folla di vicine di ringhiera e di giardinetto, carichi di pacchi e pacchetti che mio padre, bestemmiando a bassa voce, si accollò per intero maledicendo il mancato figlio maschio e la reale mancanza di uomini nei dintorni, perché le donnette non si peritavano di fare altro che complimenti e ciarle, senza muovere un dito. È bellissima – dicevano – e assomiglia tutta a suo padre, incalzavano, ignorando di proposito la stizza che lui nascondeva sotto la faccia di cuoio. Vedrai, ti abituerai – gli disse mamma, quasi a scusarmi, ma lui grugnì storto e neanche le rispose. Io me la ridevo come una matta, convinta che la storia, sebbene ancora all’inizio, portasse allegria e divertimento.
Non sapevo, piccina, quanto poco avessi ragione.
Minerva è il nomignolo di una ragazzina dai capelli rossi che nasce e cresce al Tufello, periferia romana, nel transito tra il dopoguerra e il boom economico degli anni Sessanta.
La speranza sostiene i sopravvissuti, affratellati dalle pene subite, Roma si rialza e cresce, mentre ancora qua e là occhieggiano macerie e i prati sono larghi e deserti, la piccola mala da bar fa ancora compassione, più che rabbia e paura, la ritrovata libertà apre nuovi orizzonti e possibilità.
Minerva si fa donna in questa metamorfosi, tanto promettente quanto rischiosa, a fatica e tra varie iniziazioni conquista un padre che la voleva maschio e una femminilità anticonformista, prende qualche svista e qualche palo ma va dritta al nòcciolo della propria esistenza: la voglia e il coraggio di vivere tutto, con grande slancio e una buona dose d’allegria.
Il secondo romanzo di Agostini, dopo il felice esordio con La fine di Marx.
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