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UNA SERA DOLCISSIMA
di Michela Gusmeroli
ZONA 2010
pp. 278 - EURO 18
ISBN 978 88 6438 115 2
…stanotte ho fatto un sogno.
Mi preparavo a partire per la Russia , con uno zio, sopra il suo “galletto”.
Gli chiedevo se la vecchia moto avrebbe resistito a un viaggio così impervio e lui mi rispondeva di non preoccuparmi, che il motore era perfetto.
Avrei portato solo gli occhiali, l'impermeabile e, soprattutto, scarpe comode, resistenti.
Ecco, perché anche allora mi piacevano tanto: avevo già intuito di dover camminare molto, essere disposta a un lungo viaggio.
La destinazione mi fa pensare alla Russia amata da giovane nelle pagine dei suoi scrittori.
Una frontiera estrema, ma non estranea per chi si è nutrita prevalentemente di sogni.
Hai presente le “Anime Morte”?
Io penso, invece, come eravamo vivi noi, nel nostro peregrinare da una stanza all'altra.
Dentro un'unica Grande Anima.
"Provo un forte smarrimento nel sentire distaccarsi da me queste scritture (brani autobiografici, riflessioni, racconti e lettere immaginarie) che mi hanno accompagnato per tanto tempo, come un ininterrotto monologo interiore. I momenti di molte esperienze interne ed esterne, fra le quali il sessantotto e il femminismo. Forse, la parte più intima. Dove ho trovato la mia ideologia. Il mio percorso esistenziale e narrativo". Michela Gusmeroli (Congedo)
"A Michela è toccato il compito di dover parlare . Un compito che non si limita a testimoniare ma svela. Coltivato in piena libertà, praticando un' epoché totale, il suo scrivere mi appare oggi – ma intravisto fin dall'inizio – un percorso ascetico. Per anni con tenace continuità ha cercato le parole mancanti, senza cedere alla corrente delle rimozioni o alla forza del quotidiano, resistendo con intransigenza al mito del superamento del dolore traumatico. E le parole che attendevano sono state via via raccolte e ordinate fino a comporre distillati di prosa”. Maria Antonietta Selvaggio (dall'Introduzione)
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Michela Gusmeroli
(Sondrio)
Nasce a Sondrio; nel '71 si stabilisce a Milano, dove partecipa al movimento delle donne vivendo intensamente una stagione decisiva per la sua formazione umana e intellettuale. Si laurea in psicologia, e a partire dagli anni Ottanta comincia a dedicarsi alla scrittura, in solitudine. Un suo testo viene letto e apprezzato da Lalla Romano. Segue i corsi di scrittura, tenuti da Dacia Maraini e Daniele Del Giudice. Trasferitasi a Treviso, dà nuovo impulso alla propria espressione conoscendo Giulio Mozzi. Con altri crea un gruppo di lettura e di confronto, che si riunisce da anni. Dopo alcune pubblicazioni in volumi collettanei, nel 2006 presso la casa editrice Tracce dà alle stampe il suo primo libro Pablo e la mia storia. |
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L'intervista a Michela Gusmeroli tratta
da
"Speciale
Studio del Libraio"
del 13 maggio 2011
http://iunisa.unisa.it/podcast-16-45-6.html
Mirella Giovene scrive a proposito del volume
"Una sera dolcissima":
Michela Gusmeroli, con questo lungo itinerario, denso di immagini e di impronte indelebili conduce chi legge attraverso sentieri consumati in un passato presente che potrebbe appartenere a molti fra noi. Quando ho avuto tra le mani “Una sera dolcissima”, questo il titolo del suo libro, ho pensato che l'avrei letto un po' per volta, invece, appena cominciato a scorrerne le prime pagine, dopo l'introduzione di Maria Antonietta Selvaggio, - “l'amica del cuore capace di comprendere fino in fondo il mio dolore che, come ha detto Simone De Beauvoir, … condiviso cessa almeno di essere un esilio”, - ho continuato con avidità fino alla fine, quasi un cammino ininterrotto tra rappresentazioni e memorie, tra personaggi e protagonisti, tra me e le parole di questa magnifica scrittrice. Resa ormai complice di una storia che non era la mia, ma che mi trascinava trasportandomi tra persone, circostanze e luoghi che ancora sento come fossero miei. Scrivere di sé, raccontarsi, con la voglia di farlo sul serio attraverso gli infiniti attimi che in tanti animi causano ansie e palpiti, trasfonde insieme inquietudine e serenità, gioia e dolore, nostalgia e rimpianto, amore e morte, calore e vita. Scrivere di sé è come annegare nel proprio io per poi manifestarsi con tutta l'essenza della propria forza espressiva, della personale capacità di vivere e riuscire, infine, a rimettere insieme le due metà separate di una conchiglia rotta. Scrivere di sé è come costruirsi una stanza tutta per sé , rinchiudersi dentro senza percezione del tempo, per rifugiarsi ritrovandosi e circondarsi soltanto delle proprie emozioni, di riflessioni, di tanti piccoli oggetti con scarso valore, ma che ci appartengono. Sì, la metafora della stanza di Virginia Woolf, la difesa dell'individualità, un'identità che si arricchisce in un silenzio che di continuo parla e rievoca in un impervio sentiero di montagna da percorrere per raggiungere la propria luce, sembra proprio significare lo smarrimento che si prova leggendo queste pagine: si rianimano sensazioni già note vivendole come nuove, si riaprono ferite antiche, anche se non sanguinano più e che continuano trepidamente a rivelarsi e a rivelare.
“Provo un forte smarrimento nel sentire distaccarsi da me queste scritture (brani autobiografici, riflessioni, racconti e lettere immaginarie) che mi hanno accompagnato per tanto tempo, come un ininterrotto monologo interiore. I momenti di molte esperienze interne ed esterne, fra le quali il sessantotto e il femminismo. Forse, la parte più intima. Dove ho trovato la mia ideologia. Il mio percorso esistenziale e narrativo”. “Un'esistenza interiore felice è un costante rimembrare gl'incontri con aure della propria esistenza…ecco il talismano che una volta scoperto non mi ha più abbandonato”.
Ecco l'amuleto, indispensabile magico apporto, che dovrebbe accompagnare ogni presenza in questo mondo, un universo in cui narrazioni, ideologie, affetti si definiscono solamente incontrandosi nella e con la storia personale raccontata da ciascuno. Scriveva Marcel Proust ne Il tempo ritrovato che il solo libro vero, necessario di uno scrittore non è nella sua fantasia, ma esiste dentro di lui e lui deve solo ascoltare, leggere, tradurre. Michela Gusmeroli l'ha fatto, ha trasferito in una densa trama l'avventura di una vita, la sua, un mondo di esperienze umane e intellettuali sempre fondato sul rigore dell'amore e della speranza. Una fiducia assoluta che avvolge insieme passato, presente, futuro in un'epoca ideale cui dovrebbero tendere molte persone. Sento il bisogno personale, commosso, di ringraziare la scrittrice per avermi arricchita nel profondo e aver impresso nella mia mente e nel mio cuore una gran quantità di quelle parole che ci conducono quasi per mano, con molta dolcezza, all'Essenziale.
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