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L'EQUILIBRIO SOSPESO
DEGLI AIRONI
romanzo di Liliana Di Ponte
ZONA 2013
pp. 146 - EURO 14
ISBN 978 88 6438 368 2
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Thomas, questo bambino curioso e avido di storie, si è preso il compito
di disegnare i confini del proprio stare
al mondo, sulle tracce di un passato
che gli appartiene. Come un piccolo tessitore, è intento a creare il suo personale arazzo e nel tessere diviene spoletta incessante per ricostruire, nell’andirivieni dall’uno all’altro di noi,
la trama invisibile degli affetti, perché non si creino sgranature irreparabili.
È anche per lui che i fili reggono ancora
e continuano a tenerci uniti. Mentre lo osservo al lavoro mi accorgo che la sua opera somiglia al mio desiderio impossibile, che però è fiacco e sfiduciato quanto è invece tenace e convinta la cura che lui mette nel tessere.
Una moderna famiglia allargata.
Un sereno intrecciarsi di relazioni trascorse e presenti, tra familiari "autentici" e parenti acquisiti, amicizie che si mescolano, case sparse
tra Firenze, Londra e Parigi. Una grande famiglia sparpagliata, come
a volte lamenta il dodicenne Thomas, che passa dall’uno all’altro, guidato dalla sintonia che instaura
con ciascuno. In questo clima, irrompe un evento drammatico che sconvolge l’esistenza di tutti. Le relazioni si incrinano, facendo affiorare piccole crepe nascoste. Si delinea una nuova geografia dei sentimenti, in cui ognuno dovrà ritrovare faticosamente il proprio posto. L’autrice li accompagna nel farsi quotidiano
della vita che hanno scelto, con il passo discreto e la mano leggera,
ma penetrante, di chi sa di addentrarsi in un terreno che può diventare insidioso. La scrittura si muove con maestria fra registri diversi, in una polifonia di voci in cui
si mescolano l’immediatezza
dei dialoghi, la sincerità disarmata delle pagine di diario, la visione scanzonata dello sguardo infantile,
la riflessione esistenziale. Una storia dei nostri giorni, che invita a pensare, emoziona, fa sorridere e avvince fino alla fine; che ci appartiene, perché parla anche di noi, che a volte perdiamo l'equilibrio e lentamente
ci rimettiamo in piedi. |
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Liliana Di Ponte
Pugliese di origine, è stata a lungo bibliotecaria presso la Biblioteca Provinciale di Foggia. Dal 1989 vive nella campagna lucchese e fino al 2007 è stata dipendente del Comune di Lucca. Giornalista pubblicista, collabora con il quotidiano "Il Tirreno", con il bimestrale "Il Grandevetro"
e con diversi periodici. Si occupa di scrittura e lettura, dalla revisione di manoscritti alla presentazione di libri. Tra le sue pubblicazioni, Facciamo fotografia (Paravia, 1983), Imperfette solitudini (romanzo, Jaca Book, 2006), Parole apparecchiate, storie da mangiare (raccolta collettiva, Trasciatti Editore, 2010), diversi racconti comparsi
in antologie, e Quaderni
di documentazione sulla promozione culturale in biblioteca.
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Presentazioni:
sabato 16 novembre, ore 18,00
MATERA
Libreria Di Giulio
Via Dante Alighieri 61
con l'autrice, intervengono:
Katia Ricci (Critica d'Arte)
Rossana Tinelli (Poetessa)
Giancarlo Minardi (Docente di Lettere)
venerdì 15 novembre, ore 18,00
FOGGIA
Fondazione Banca del Monte
"Domenico Siniscalco Ceci"
Via Arpi 152
con l'autrice, intervengono:
Saverio Russo (Presidente della Fondazione)
Katia Ricci (Critica d'Arte)
letture di Eva Rutica e Stefano Tornese
sabato 10 agosto, ore 21,00
VICO DEL GARGANO (Foggia)
Sala Consiliare
Piazza San Domenico
con l'autrice, intervengono:
Katia Ricci (Critica d'Arte)
Antonio Torquato Lo Mele (Autore dell'opera
in copertina)
Recensioni:
"Le Reti di Dedalus", anno VIII, novembre 2013 >>>
"Il Tirreno", 30 ottobre, p. VIII >>>
"La Nazione", 24 Settembre 2013 >>>
Liliana Di Ponte, L'equilibrio sospeso degli aironi
di Marisa Cecchetti
"Libere Recensioni", 29 settembre 2013
www.bartolomeodimonaco.it, 22 settembre 2013
www.alleo.it
Perfettamente aderente ai molteplici aspetti della società moderna, L’equilibrio sospeso degli aironi, secondo romanzo di Liliana di Ponte, è una dimostrazione di quella che il sociologo Zygmunt Bauman definisce liquidità e fluidità delle cose, del loro trasformarsi, della loro breve durata, si tratti di ciò che desideriamo e possediamo, o degli affetti stessi, l’amore, le relazioni familiari. Così Thomas, un ragazzino molto sveglio, intuitivo e sensibile, ha visto finire il legame tra suo padre e sua madre: lui vive in Inghilterra, lei a Firenze ha un nuovo amore, un fotografo impegnato spesso in zone di guerra. Ma anche i nonni di Thomas sono molteplici, perché la nonna materna, una gallerista fiorentina, ha un fidanzato bancario che vive all’estero, e il nonno materno, personaggio per altro un po’ inquieto, ha una nuova compagna. Thomas vorrebbe una famiglia normale, senza doversi dividere tra il padre e la madre, ma sa adattarsi con elasticità al grande gruppo, soprattutto desidera che tutto funzioni, comprese le relazioni corrette tra gli ex. Un gruppo con le sue tensioni interne, con momenti di crisi e di distensione, che fa tornare in mente il film “La famiglia” di Ettore Scola, regista che aveva già interpretato le trasformazioni in atto nella nostra società e nel costume .
Nel romanzo la Di Ponte, partita da questo affresco di varia umanità, all’improvviso dà una sterzata, crea la suspence del giallo intorno a Thomas, che un giorno non rientra a casa da scuola. Il dramma in cui precipita la famiglia rende più complesse le relazioni, perché il dolore vuole silenzio, perché le parole di conforto e di speranza cadono nel vuoto.
Non ci sono solo i problemi privati nel romanzo, ma lo sguardo spazia sul mondo, le barriere non esistono, l’Europa è casa comune, l’Afghanistan è presente con il suo carico di tragedia. Fanno pensare ad aironi che riposano su una zampa sola i bambini delle foto, bambini “a cui una mina aveva portato via una gamba”, che “sono contenti che qualcuno si interessi a loro. Scherzano in gruppo, si muovono con naturalezza sulle stampelle, come se avessero messo in conto da sempre ciò che sarebbe accaduto”.
Ma forse tutti i personaggi hanno un equilibrio precario, come se camminassero su una gamba sola. E’ l’indeterminatezza dell’esistere che va oltre i personaggi e abbraccia l’umanità intera. Può essere superata solo con gesti d’attenzione e di amore. La scrittrice si affida ad un narratore esterno che si affianca e si alterna alla narrazione in prima persona. Sono pause, angoli, dove ogni personaggio si apparta per raccontarsi, per scendere nel suo privato. Il diario diventa un rifugio e un confidente virtuale, indispensabile soprattutto per accogliere quel dolore materno che, al momento della scomparsa di Thomas, altrimenti troverebbe via d’uscita solo nella pazzia.
"La Gazzetta del Mezzogiorno", 25 agosto 2013 >>>
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