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IL VENDITORE DI GIOCATTOLI
romanzo di Pierluigi Larotonda
ZONA 2011
pp. 120 - EURO 15
ISBN 978 88 6438 203 6
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In venti anni di lavoro, girando l'Italia da Napoli a Torino, da Alba a Trieste, nelle tristi camere d'albergo e nelle notti insonni, caddi nella schiavitù del vizio. Parlo di schiavitù, perché ero sinceramente convinto che la libertà fosse dovuta al buon lavoro, al discreto reddito, alla giovinezza, al piacere, alla possibilità di scegliere e al benessere fisico. Ero talmente convinto che la vita, la mia vita, fosse migliore di quella di tanti altri che mi chiedevo se davvero fosse una bella esistenza, la loro. E più, nella libertà, io mi abituavo al fango (tanto da non distinguerlo più dal cielo), maggiormente sprofondavo e non capivo che le catene possono anche nascondersi in una vita agiata. Quello che racconterò è un esodo di tre giorni che potrei, per metafora, chiamare il mio personale esodo d'Egitto...
“Non avremmo mai dovuto, invece, chiacchierare di questi argomenti. Io ti pago per fare il venditore e non per cacciarti in mezzo ai guai. Un venditore pensa solo a vendere e a nient'altro”.
Il venditore di giocattoli, protagonista di questo romanzo, deve pensare solo a firmare contratti. Questo è il suo ruolo e nella società della tecnica non è ammesso uscire fuori dagli schemi. Per quanto sia lontano dalla politica, per quanto sottolinei subito che “a lui la politica non interessa”, questo venditore, attraverso un suo personale e difficoltoso esodo nella città di Torino, appare quasi inseguito dai “fatti loro” e alla fine una decisione la deve pur prendere. Proprio lui, che ama definirsi “l'Indeciso”. Il contrasto tra il prodotto che vende, simbolo dell'infanzia e dell'innocenza, e il mondo degli affari, spesso spietato, mette in crisi il “venditore di giocattoli”. Quasi che nella ricerca della sua identità, egli trovi assurdo e persino comico il vento secessionista di un Nord immobile nella sua continua affermazione dei propri confini culturali.
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