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IL DOLORE E L'AMORE: LA VITA
2000-2015
di Valentina Rossi
ZONA Contemporanea 2015
pp. 70 - EURO 10
ISBN 978 88 6438 564 8
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Bianca Placenta
Bianca placenta di parole
in labirintiche voci.
Echeggia il pulsare di quelle vene
che il tempo ha intrecciato
in matasse di dolore.
E tu fosti luce nel grembo:
l’attesa del divenire me stessa.
Per mano tua e colpa mia.
Io vivo la poesia in modo insolito, insolito per come generalmente si pensa a quest’arte. Cosa fa venir in mente “una serata di poesia”? Ecco io vi racconto un’altra storia. Meno romantica e più potente. Una storia più vera e completa. La poesia per me è linguaggio altro, una fonte salvifica: è alchimia che trasforma. Se cambiassimo il significato delle parole e improvvisamente decidessimo di nominare gli oggetti e i sentimenti con parole nuove e mai pronunciate? Dolore potrebbe dimenticare lo strazio, la pena, la sofferenza. Potrebbe rinascere, mettere radici, crescere, prima tronco poi rami. Esplodere in gemme, foglie di gioia che assorbono luce, che le trasformano in linfa. Sarebbe, infine, un albero. Perché tramite la poesia, dolore è cosa viva, che fa crescere, in un processo inarrestabile. Perché la poesia induce al cambiamento inevitabilmente. Nietzsche diceva che “I poeti sferrano l’assalto a questo cielo, lo fanno cadere giù! Sono i poeti a fare realmente e continuamente qualcosa che ancora non esiste: tutto il mondo eternamente crescente di valutazioni, colori, pesi, prospettive, affermazioni e negazioni. Questo poema è dai poeti inventato prima della scienza”. Per lui i poeti diventano "scatenatori della volontà e liberatori della vita, togliendo vincoli e spezzando catene”. Ed è quello che faccio. Ed è quello che sono.
Valentina Rossi
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