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CARA PAROLA, CURA
poesie di Maria Teresa Carcano
ZONA 2010
pp. 64 - EURO 10
ISBN 978 88 6438 139 8
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supplizi strazi pestilenze pene
presto
presto un sollievo di afflizioni
prima che questa stagnea sobrietà
mi infibuli i neuroni
e nelle vene
mi necrotizzi
di mortalità
Molto è stato detto - e molto ancora si dirà - del corpo sonoro della poesia, dello straordinario potere orante di questo corpo fatto di segni e di suoni. Leggo in internet: “Masticare le parole: è quello che deve fare il lettore-scrittore di poesia. Scomporre ogni parola in sillabe e ogni sillaba in fonemi e assaporare tutto il boccone, nelle sue parti e nel suo insieme, e a ritmo, ritmo incessante” e mi associo in toto al bellissimo dire di Rosaria Lo Russo a cui nulla potrei aggiungere se non che è proprio questa la sfida del mio scrivere. E salterà subito agli occhi, anzi, alle orecchie, che la caratteristica più evidente dei miei versi è, per l'appunto, il loro timbro vocale: l'uso ridondante e ossessivo di rime, di assonanze, di dissonanze, di allitterazioni, nonché la ricerca di un ritmo incalzante, rincorso giocando nel recinto della forma metrica più tradizionale. Una scrittura sonora dunque ed estremamente chiusa, vincolata con forza, a significare l'allegoria dell'umano esistere costretti nei limiti angusti della nostra natura, eppure la “parabola” dei miei versi vorrebbe essere questa: che si può provare a tendere come fosse un elastico e a suonare come fosse un'arpa anche la corda più annodata e stretta…
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